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La rivoluzione copernicana della medicina anti-aging

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di Eddy Lovaglio
NEW PARMA – mag/giu 2011

Come scegliere il medico giusto?

Il dottor Massimo Spattini è il secondo medico italiano ad aver conseguito negli Stati Unitila certificazione in Medicina Anti-aging della A4M. Ci spiega ciò che dovremmo sapere.

Massimo Spattini è il secondo medico in Italia (insieme al dottor Filippo Ongaro, già consulente per la NASA e medico responsabile della ESA – European Space Agency ), ad aver conseguito a Las Vegas l’abilitazione specialistica in Medicina Anti-aging della A4M.

Cosa significa A4M?

«American Academy Anti-Aging Medicine (A4M), si tratta di un’istituzione nata circa venti anni fa, i suoi fondatori sono stati Ronald Klaz e Robert Goldman i quali avevano intuito quanto fosse necessario un nuo­vo concetto di medicina perché quella convenzionale non riusciva più a coprire le esigenze degli individui. La medicina Anti-aging può sembrare una nuova medici­na ma, in realtà, è un ritorno al concetto tradizionale ippocratico dell’unione di mente/corpo, cioè dell’uomo concepito in maniera olistica. La medicina convenziona­le si è via via orientata verso una medicina specialistica perdendo quella visione globale che, tuttavia, rimane fondamentale perché la medicina deve curare l’organi­smo nella sua integrità giacché esistono rapporti fun­zionali tra tutti gli organi del corpo umano ma non solo, anche tra il corpo e la mente. Questi concetti sono già stati espressi nella moderna Psiconeuroimmunoendo-crinologia che tende ad identificare gli stretti rapporti tra la psiche, il sistema nervoso, l’apparato ìmmunitario ed endocrinologìco, proprio come un network di comuni­cazioni correlate fra di loro che contribuiscono tutte al mantenimento della salute. Quindi la Medicina Anti-aging riscopre questi antichi concetti che erano già propri delle medicine tradizionali come quella cinese e quella Ayurvedica, lo stesso Ippocrate sosteneva che per sta­re in salute era necessaria un’alimentazione corretta ed esercizio fisico; quindi concepire una vita più serena e prendersi tempo per curare se stessi. Lo stile di vita sta alla base della Medicina Anti-aging insieme a concetti più moderni che sono quelli permessi dall’avanzamento della tecnologìa come la genomica ovvero lo studio del Dna e quindi dei geni e della conseguente predispo­sizione alle malattie. La medicina convenzionale è basata sulla cura sintomatologica, viceversa la medicina Anti-aging è di tipo predittivo e preventivo, cioè riuscire a prevedere un eventuale aumento di rischio e predispo­sizione a determinata patologia e possibilità di attuare tutte le metodiche finalizzate ad evitare il verificarsi di questo rischio. La Medicina Antiaging sposa l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia come la nanotecnologia con strumentazioni tecnologiche e superminiaturizzate che permettono di arrivare a livello cellulare, appoggia l’im­piego delle cellule staminali che in futuro può preludere alla possibilità di sostituire i trapianti d’organi interi, gra­zie alla rigenerazione di tessuti».

La genomica sta creando molto interesse ma al tempo stesso ci si chiede se sia giusto o meno sa­pere che si può essere predisposti ad una malattia piuttosto che ad un’altra… Forse è più facile curare che prevenire?

«Si tratta di una visione semplicistica tant’è che, a parte alterazioni genetiche che inevitabilmente portano ad una malattia conclamata, il resto si traduce in una predisposizione che può non sfociare nella malattia nel momento in cui si instaurano determinati stili di vita. Nel nostro destino biologico possiamo dire che per un terzo conta la genetica ma per i due terzi l’epigenetica e cioè quello che noi facciamo, come ci comportiamo, ciò che mangiamo, in che ambiente viviamo e quindi sapere di avere una certa predisposizione può far scattare in noi delle motivazioni maggiori ad attuare determinati stili di vita al fine di evitare il manifestarsi di quella determinata malattia e, tutto questo, con successo. Questa è la vera rivoluzione, quasi una rivoluzione Copernicana, nel senso che abbiamo realmente gli strumenti per capire se una persona è predisposta a sviluppare determinate malattie e un domani avremo strumenti tecnologici in grado di evidenziare già a livello cellulare determinate modificazioni che potrebbero fa­vorire una determinata patologia, anche tumorale. Al giorno d’oggi la maggior parte delle tecnologie di tipo diagnostico permettono di identificare il danno quando ormai ha raggiunto proporzioni già in stadio avanza­to che richiedono interventi di tipo più invasivo, o non consentono affatto l’intervento. Arriveremo a tecniche diagnostiche in grado di prevenire il tumore e poter in­tervenire con meccanismi di medicina rigenerativa. Oggi è dimostrato come strategie di stili di vita, corretta ali­mentazione e anche l’uso di integratori specifici siano in grado di influenzare l’espressione genetica. La corretta alimentazione è il substrato fondamentale dal quale il nostro organismo attinge tutta la materia prima sia per assolvere ai suoi compiti strutturali e sia a quelli energe­tici. Se noi dovessimo costruire una casa con la sabbia al posto del cemento è chiaro che al primo terremoto la casa crolla». Certo, ma come fare se al supermercato si trova frutta e verdura con pesticidi o pane e pasta con grano con­taminato? O se per la pausa pranzo si ha solo il tempo di mangiare un panino? «E’ molto difficile, però partendo da un presupposto di consapevolezza ognuno di noi può fare il possibile, ed è ovvio che il possibile è relativo alla conoscenza e magari anche alle possibilità economiche. Esisto­no molte variabili con le quali fare i conti, sicuramente mangiare un panino per la pausa pranzo, purtroppo, è sbagliato. Bisogna esaminare lo stile di vita del luogo in cui c’è la popolazione più longeva al mondo: sono gli abitanti di Okinawa, una popolazione di centenari che è cento volte maggiore rispetto a quella degli Stati Uniti; il loro stile di vita è sostanzialmente rilassato, ba­sato su un’alimentazione ricca di frutta, verdura, poca carne, pesce, uso di spezie come la Curcuma che ha un notevole effetto antiossidante e antitumorale, largo consumo di té verde anch’esso ricco di antiossidanti, attività fisica non particolarmente impegnativa… queste persone non sono soltanto longeve ma all’età di cento anni hanno la funzionalità di una persona di settanta. Al contrario, in Occidente l’età media è dì ottant’anni ma la domanda fondamentale è: in che condizioni si arriva ad una determinata età? Alzheimer, sedia a rotelle?»

Sì, ma ad Okinawa oltre all’alimentazione ci saranno anche altri fattori?

«Certo, è una società rurale e Okinawa, al momento, è una specie di laboratorio dove vari scienziati stanno studiando; possono essere molteplici i fattori che inci­dono ma, in ogni caso, l’alimentazione è a basso indice glicemico e cioè con pochi zuccheri semplici e pochi grassi saturi».

La carne è così da condannare?

«Bisogna precisare bene che tutti gli studi fatti sull’ef­fetto negativo della carne includevano anche gli insac­cati (wurstel, salsicce, ecc) che in effetti hanno un alto contenuto di grassi saturi ed hanno quindi un effetto deleterio, se si prendessero invece in esame carni ma­gre come pollo e tacchino, ovviamente, avremmo ri­sultati differenti. Stessa cosa per quel che riguarda la cacciagione poiché si tratta di animali che si cibano naturalmente e non di mangimi già arricchiti di sostan­ze chimiche o di alimenti che normalmente l’animale in natura non assume, vedi i salmoni di allevamento nutriti con mangimi a base di farine mentre normalmente si nutrono di gamberetti ricchi di omega 3».

Ma chi è che si può permettere di mangiare il sal­mone selvaggio dell’Alaska?

«Il consiglio è che, avendo la consapevolezza che l’alimentazione è fondamentale per lo stato di salute (dal 30 al 40 per cento dei tumori sono legati all’alimen­tazione e lo stesso vale per le malattie cardiovascolari), nelle nostre scelte saremo in grado di orientarci verso il meno peggio se proprio non possiamo optare per il meglio. Di fronte a una colazione con cappuccino e brioche ci possono essere altre alternative, ad esempio un frutto e uno yogurt. Lo stesso vale per il panino, un’insalata con uova o tonno o legumi accompagnata da una porzione di frutta è già una soluzione migliore e alla portata di tutti. Chi si trova al ristorante può chiedere una porzione di pesce accompagnato con verdura o mangiare dei legumi, una fetta di pane, una macedonia, è solo una questione di scelta; non necessariamente si devono prendere cibi elaborati o mangiare primo, secondo, dolce e magari il superalcolico e così via… solo perché ci si trova al ristorante. In uno studio fatto su 22mila 444 persone, veniva aggiudicato un punto ad ogni comportamento salutare. I comportamenti saluta­ri erano: astensione dal fumo, essere non fisicamente inattivi, moderata assunzione di alcool (da un bicchiere a 14 bicchieri di vino alla settimana, essere astemi in realtà è peggio che non consumare un po’ di alcol) e un livello di vitamina C corrispondente a cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Bene, tra quelli che aveva­no punteggio 4 rispetto a quelli che avevano punteggio zero, c’era una differenza di età di 14 anni dì età biologi­ca. Erano quindi di 14 anni più giovani».

Al di là della prevenzione, dell’alimentazione e dello stile di vita, un esempio concreto di medicina Anti-aging?

«Non molto tempo fa è venuta nel mio studio una donna di 47 anni con diagnosi di sindrome da tunnel carpale disabilitante ad entrambe le mani, si tratta di un edema a livello del polso che provoca formicolio alle dita e dolore, invalidante. La terapia consigliata è stata quella dell’intervento chirurgico. Ma nessuno si è chiesto la causa? Ebbene la sindrome della signora era legata ad uno sbilanciamento ormonale pre-menopausale che procurando un deficit di progesterone favoriva l’iperestrogenismo, quindi un aumentato livello di estro­geni con relativa ritenzione idrica tant’è che non avendo cambiato la sua alimentazione la signora era aumentata dì circa otto chili. E’ bastato correggere l’alimentazione, somministrare integratori finalizzati sia al dimagrimento che drenanti ed una terapia con ormoni bioidentici, e nel giro di due o tre mesi questa persona ha risolto i suoi problemi senza bisogno di chirurgia. Questa è la medicina Anti-Aging. Capire la causa del problema. In questo caso la competenza di chi era? Dell’ortopedi­co? Dell’endocrinologo perché la signora aveva un de­ficit di progesterone e un eccesso di estrogeni? O dello specialista in scienza dell’alimentazione perché doveva dimagrire otto chili? No, era competenza di un medico che avesse una visione globale delle cose e competen­ze generalizzate per impostare un approccio idoneo av­valendosi anche delle competenze di specialisti. Spes­so gli esami clinici non sono sufficienti. A volte ci sono problemi sub-laboratoristici, cioè i risultati di laboratorio non danno i valori clinici della malattia ma la persona ha tutti i segni di quella malattia. Se, ad esempio, gli esa­mi clinici del test TSH danno risultati con valori normali ma il soggetto ha tutti gli aspetti clinici legati all’ipotiroidismo: aumento di peso non giustificato dall’alimenta­zione, maggior sensibilità al freddo, edema, costipazio­ne, abbassamento della temperatura corporea, capelli secchi, collo gonfio… in presenza di tutti questi sintomi anche se i valori sono normali il soggetto è sicuramente ipotiroideo. Probabilmente c’è un problema dei recettori che non funzionano».

Ma il paziente come fa a scegliere il medico giu­sto?

«Quando una persona deve scegliere un medico può avvalersi di esperienze indirette, può fare una ricerca su internet andando a guardare il tipo di competenze che il medico ha, il tipo di percorso formativo e didattico che ha avuto, le cose che ha scritto, le collaborazioni che ha avuto… oggi è possibile essere informati e avere tutti gli strumenti per poter sceglie­re il medico più appropriato. Anzi, adesso internet permet­te al paziente di acquisire un bagaglio di conoscenze tali su quel particolare problema che lo riguarda in grado addirittu­ra di smascherare il medico… non ci si può improvvisare, specialmente nella medicina Anti-aging».

Gli integratori, a volte demonizzati e a volte abu­sati, sono utili oppure no?

L’uso corretto di determinati integratori è fondamenta­le per mantenere lo stato di salute e prevenire determina­te malattie di tipo degenerativo che vanno dai tumori alle malattie cardiovascolari. Ma spesso c’è il fai-da-te proprio come conseguenza della campagna denigratoria, se da parte dei medici ci fosse un atteggiamento corretto allora verrebbero somministrati nel modo giusto. La gente pur­troppo è bombardata da messaggi e informazioni spesso fuorvianti. La dieta mediterranea, ad esempio, enfatizza l’uso di carboidrati come pasta o pane, ma non è questa la vera dieta mediterranea che in realtà è basata sul con­sumo di frutta, verdura, pesce, olio di oliva, legumi e anche pasta o meglio cereali soprattutto integrali, non certo quelli raffinati. Però ci sono lobby alimentari che contribuiscono a dare messaggi sbagliati. Quindi non bisogna demonizza­re le proteine né eccessivamente i carboidrati ma ci deve essere un apporto misurato che poi varia secondo la tipo­logia della persona, dell’attività fisica e della relativa età. Il guaio è che spesso l’informazione del medico è basata sull’informazione che riceve dall’informatore farmaceutico. E la sensazione che ho è che i medici non abbiano una gran voglia di incrementare le loro conoscenze, il nostro lavoro presuppone invece un aggiornamento continuo. Ma poiché ormai la domanda di questo tipo di medicina Anti-aging sta superando l’offerta, credo che i medici si avvici­neranno presto a questo tipo di medicina perché altrimenti perderebbero questo tipo di pazienti.

A che punto siamo in Italia per quanto ri­guarda la Medicina Anti-Aging?

La Medicina Anti-aging non è, al momento, una me­dicina popolare per vari motivi, uno dei quali consiste nel fatto che va contro determinati interessi, ad esempio quelli delle industrie farmaceutiche alle quali non giova la prevenzione ma la cura. Le persone stesse sono più portate ad ingoiare una pillolina piuttosto che affronta­re uno stile di vita. Ma ci sono diversi segnali, legati al marketing di altri prodotti (l’estetica o le vitamine), che dimostrano interesse nei confronti dell’Anti-aging. In modo speciale i baby boomers cioè le persone nate nel boom economico (dal ’45 al ’65), che detengono l’attuale 70% del potere economico mondiale, sono particolarmente interessate a rimanere in forma, attivi e in efficienza, il più a lungo possibile e sono disposti, quindi, ad investi­re in questa logica. Adesso c’è una domanda forte ma al momento in Italia non c’è la corrispondente offerta, mentre in America è un continuo fiorire di cliniche An­ti-aging. lo sono sempre stato molto attento a ciò che avviene oltreoceano, già negli anni ’80 andavo spesso in California, prendevo parte a stage e seminari cercando di acquisire conoscenze all’avanguardia. Soprattutto nel campo della medicina è importante avere una visione allargata; confrontarsi con mondi al di fuori del proprio ritengo sia fondamentale per la crescita individuale e, per me, il mondo di riferimento più naturale è sempre stata l’America. Ho sempre apprezzato la società ame­ricana perché ritengo che lì prevalga la meritocrazia, in Italia purtroppo la carriera non è legata tanto a quello che conosci ma a chi conosci. Non a caso all’ultimo congresso sull’Anti-aging che si è svolto a Las Vegas, nel dicembre 2010, su 4mila operatori sanitari provenien­ti da tutto il mondo, io ero l’unico italiano. Può essere dovuto all’ostacolo della lingua, al fatto che i congressi non sono legati ai crediti, o che le Case Farmaceuti­che non abbiano sponsorizzato la presenza a questo tipo di congressi. Negli Stati Uniti la medicina Anti-aging è conosciuta e praticata da più di vent’anni e quindi è chiaro che loro in questo campo, per quanto riguarda la ricerca, l’organizzazione, i protocolli di lavoro e la meto­dologia pratica dell’applicazione di questi concetti sono già molto avanti.