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LE INTOLLERANZE ALIMENTARI

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NEW PARMA – nov/dic 2009

“…a mio parere è necessario che ogni medico sia un esperto della natura, e si sforzi di capire , se vuole fare il proprio dovere, che rapporto c’è tra l’uomo e i cibi e le bevande che consuma, e le sue attività, e quali sono gli effetti di ognuna di queste cose su ognuno di noi.”(IPPOCRATE)

Queste parole dette nel 400 a.c. dal medico greco considerato il padre  della medicina occidentale in realtà suonano oggi estremamente moderne. Gia nell’antichità venivano espressi concetti come “MENS SANA IN CORPORE SANO” di Giovenale (50-130 D.C.) che solo oggi sono ripresi dalla moderna psiconeuroimmunoendocrinologia e dalla medicina preventiva.

Nei secoli successivi si è  un po’  persa questa visione globale dell’uomo e della sua interazione con l’ambiente e dal punto di vista dell’alimentazione ci si è limitati ad una visione meccanicistica del corpo umano, considerato come un motore bisognoso di carburante rappresentato dal cibo, valutato solo per il suo apporto energetico . Solo nel 1911 si e scoperto che esistevano delle sostanze, le vitamine, che non apportavano energia ma erano necessarie per il mantenimento della salute e della vita. Solo negli anni 50 nasce la “scienza dell’alimentazione” come branca della medicina a partire da studi incrociati su popolazioni dell’area  mediterranea e del nord Europa  che collegano l’ipercolesterolemia, e  relative malattie cardiovascolari, all’alimentazione.

Ultimamente nel campo della scienza dell’alimentazione e nel grande pubblico si sta registrando un interesse crescente verso le cosiddette “intolleranze alimentari”. Fino a poco  tempo fa  erano ritenute infondate dal punto di vista scientifico e si considerava   solo le intolleranze alimentari per deficit enzimatico. La più conosciuta tra queste è l’intolleranza al lattosio, causata dal deficit dell’enzima lattasi. Ne è colpito il 2% della popolazione circa, ma è in aumento a causa della sospensione da latte e derivati suggerita da molte scuole di pensiero, soprattutto nell’ambito della naturopatia. La sospensione radicale del latte e dei suoi derivati apporta spesso benefici soggettivi in quanto ai nostri giorni tutti i prodotti di pasticceria, caseari, molti prodotti confezionati (salse, pasta di grano, insaccati, …) contengono lattosio. Ma l’eliminazione totale del latte aumenta il deficit enzimatico peggiorando l’intolleranza. In realtà le frazioni proteiche del latte e dei derivati del latte contengono più di venti sostanze potenzialmente allergizzanti, mentre solitamente gli zuccheri contenuti non sono responsabili di reazioni immunologiche.

Dal 2007 è stata identificata anche una “via alternativa” della allergia,  caratterizzata dall’intervento di anticorpi presenti sui globuli bianchi, legata quindi ad una reazione di tipo cellulare. Fin dal 2004 infatti il noto allergologo americano Hugh Sampson aveva pubblicato una nuova classificazione delle allergie alimentari, definendo “allergie alimentari immediate” quelle legate alle Immunoglobuline di tipo E e all’istamina e “allergie alimentari ritardate” quelle invece dipendenti dallo stimolo ripetuto degli alimenti  sui linfociti intestinali. Esistono inoltre delle forme di allergia alimentare “mista” in cui intervengono entrambi i meccanismi.

Le relazioni di intolleranza immunologica quindi  non sono reazioni immediate ma si manifestano con sintomi che compaiono dopo l’assunzione ripetuta del cibo (o di una sua parte ) per 2 o 3 giorni consecutivi. Il modo più corretto per definire oggi quelle che chiamano “intolleranze alimentari” dovrebbe quindi essere ”allergie alimentari ritardate”. I sintomi possono essere sia gli stessi delle allergie immediate sia differenziarsi  con sintomi  più sfumati che coinvolgono, attraverso una reazione di infiammazione cronica, qualsiasi organo o apparato dell’organismo. Un alimento può alterare il nostro organismo senza che noi lo sappiamo.

Sintomi come:

  • cefalee, emicranie,
  • stanchezza cronica,
  • stitichezza, coliti, colon irritabile, predisposizione a candidosi, micosi,
  • dismenorree,
  • palpitazioni,
  • insonnia, agitazione notturna,
  • sovrappeso, cellulite,
  • asma, tosse, eczemi, rinite, ecc,

possono essere sostenuti da alimenti non ben tollerati.

Tra i vari sintomi e segni di intolleranza alimentare, è utile, per le novità recenti di tipo scientifico, segnalare l’interferenza della immunoflogosi di tipo alimentare sul metabolismo, sul diabete e sull’obesità:

è stato infatti osservato che può esistere una relazione tra intolleranza agli alimenti e sovrappeso; controllando la assunzione degli alimenti non tollerati si riduce la presenza di radicali liberi e si migliora la sensibilità insulinica. Nel 2007 sono state  anche identificate le particolari cellule immunitarie-mastociti che sono presenti nel tessuto adiposo  e che in caso di infiammazione allergica inducono appunto una resistenza insulinica; il controllo dietetico dei cibi non tollerati può quindi contribuire fortemente al  miglioramento della sensibilità insulinica, all’attivazione del metabolismo e al calo di peso, ottenuto soprattutto attraverso la perdita di massa grassa con il risparmio della massa magra.