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“IL BENESSERE FISICO E SPIRITUALE” – Onorificenza in onore dei SS. Cosma e Damiano (LT)

“IL BENESSERE FISICO E SPIRITUALE” – Onorificenza in onore dei SS. Cosma e Damiano (LT)
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18 settembre 2016 – “IL BENESSERE FISICO E SPIRITUALE”

Onorificenza in onore dei SS. Cosma e Damiano (LT)

E’ per me un grande onore essere stato scelto dal Comitato “I Casali di Vescia” per questa onorificenza in onore dei Santi Medici SS. Cosma e Damiano “il Benessere Fisico e Spirituale” – 18 Settembre 2016 ore 17.00 – S.S Cosma e Damiano (LT). Nell’occasione tale onorificenza viene attribuita ad un medico che si è distinto nel suo lavoro, una ricercatrice che si è spostata dalla propria terra natia per svolgere ricerche per il bene della collettività ed un giovane medico che si è laureato e distinto negli studi con tesi su particolari ed interessanti problematiche.I Santi medici furono i precursori degli attuali professionisti e, involontariamente, mantenevano fede al giuramento di Ippocrate che ancora oggi è prestato da medici, chirurghi e odontoiatri prima di esercitare la professione. La ricerca di valori primari e il rispetto per l’esistenza umana devono trovare albergo nella figura professionale del medico di oggi. Modello di vita e propensione all’altruismo per il sostegno alla persona nella sua evoluzione di accrescimento e decadenza fisica, psichica e biologica. Il contributo del medico è lenire o offrire la vivibilità e la serenità. Oggi giorno, sempre più, la figura medica si sposa con un concetto semplice e sempre in voga: quello della solidarietà e dell’altruismo.

L’anno scorso tale onorificenza è stata assegnata al Dr. Fabrizio Pulvirenti, medico volontario di Emergency che ha vissuto per più di un mese in stato di isolamento perché contagiato da Ebola, virus contratto durante la sua ultima missione.

Lungi dal paragonare la mia figura ed il mio operato a quello del Dr. Pulvirenti, spero, con il mio contributo alla divulgazione dei corretti stili di vita, di aver aiutato il maggior numero di persone nella ricerca del benessere fisico e spirituale.

Di seguito l’intervista a Massimo Spattini da parte del Comitato.

  1. Quando e in che modo ha manifestato, per la prima volta, il suo desiderio di esercitare la professione del “medico”?

In terza liceo classico, essendo già molto interessato al tema dell’alimentazione, mi è stato consigliato il percorso in Medicina e Chirurgia come quello più formativo in tal senso.

  1. Com’è stato il suo percorso di studi?  

Laureato in Medicina e Chirurgia a Parma; Specializzazione in Medicina dello Sport a Chieti; Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione a Modena; Specializzazione in Medicina Anti-invecchiamento a Las Vegas (U.S.A)

  1. Ha mai esercitato del volontariato?

In maniera specifica, come volontariato ho più volte aderito ad iniziative organizzate dalla FMSI (Federazione Medico Sportivo) o da altre associazioni e istituzioni, per andare nelle scuole a parlare della corretta alimentazione e dell’attività fisica ai giovani; ritengo sia un tema sottovalutato anche a livello scolastico dove non vi si dedica abbastanza tempo. La mia segretaria ha la disposizione di fare un’offerta a tutte le associazioni di volontariato che bussano alla porta e ho sempre ritenuto normale aiutare chi ha minori possibilità economiche, ed essendo io stesso un medico, sono particolarmente portato ad aiutare la ricerca in campi in cui la solidarietà privata è molto importante. Ho organizzato manifestazioni sportive dove l’incasso è stato devoluto a favore di Associazioni come l’AVOPRORIT per la ricerca contro il cancro e favore dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. Ma dove ho dedicato più tempo, energie e risorse economiche, è stato nel portare a termine con l’associazione WE HAVE A DREAM, un’iniziativa “Un sorriso per Agnese”, finalizzata a raccogliere i fondi per sostenere l’operazione in Canada di una ragazza affetta dalla “Sindrome di Moebius”, che consiste nella mancanza dell’innervatura dei muscoli facciali che di fatto paralizza il volto impedendo qualsiasi espressione facciale, ma creando anche problemi di masticazione. E’ stata molto dura perché in questo caso non bastava una donazione ma bisognava raccogliere una determinata cifra, altrimenti il progetto sarebbe fallito. Alla fine siamo riusciti e ora Agnese ha anche coronato il suo sogno di laurearsi in Medicina “riscoprendo la voglia di voler diventare non un medico, ma un “buon medico” , soffocando così quelle che possono essere state le amarezze del passato e trasformando tutto questo in qualcosa che davvero possa non essere solo fine a se stesso”

  1. Le è mai accaduto, dopo una visita particolare, dopo un’operazione o nel dare un responso difficile ad un paziente, meravigliarsi dei propri risultati ottimali, tanto da vederci quasi, una mano soprannaturale che l’ha guidata?

Sinceramente, più volte ho avuto risultati definiti dai miei stessi colleghi e/o pazienti miracolosi, ma in realtà ritengo fossero dovuti all’applicazione di un approccio globale che tiene conto soprattutto degli stili di vita e, come stile di vita, intendo anche un approccio di tipo morale nel come condurre la propria vita. Ritengo che i “pensieri cattivi” generino malattie e invece i “pensieri positivi” e “l’amore” abbiano il potere della guarigione. Ritengo insomma che il processo di guarigione debba partire da noi stessi e non solo confidando in un intervento divino. Questo a prescindere dai veri e propri “miracoli”.

  1. Per quanto riguarda il Giuramento di Ippocrate, quanta emotività mette nell’osservarlo?   Lo osserva per senso del dovere o perché lo ritiene parte di sé?

Per me Ippocrate rappresenta il vero punto di riferimento e non solo per le indicazioni date dal suo “giuramento”, che ritengo parte integrante per chi voglia affrontare la professione medica, ma anche perché ritengo che già a quei tempi, nel 400 a.c, avesse praticamente già detto tutto quello che riguarda la medicina basata sugli stili di vita. Personalmente, in quasi tutte le presentazioni che uso nei vari convegni che tengo in tutt’Italia e all’estero, inizio con una diapositiva citando una frase di Ippocrate. La mia preferita è: “Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, avremmo trovato la strada per la salute”. Ho sviluppato un approccio dietologico “La Cronormorfodieta” che si ispira ai biotipi costituzionali di Ippocrate, questo perché credo nella medicina personalizzata. La medicina personalizzata richiede molto più studio e tempo in quanto non c’è una cura che va bene per tutti ma bisogna individuare quella giusta per ciascuno.

  1. Oggi, oltre all’amore per la propria professione e al Giuramento di Ippocrate quale altro elemento ritiene indispensabile per essere un buon medico?

Oggi, oltre all’amore e alla dedizione per il proprio lavoro, e la disponibilità verso il paziente, ritengo che per essere un buon medico sia necessaria una buona formazione costante e continua. Oggi, le informazioni scientifiche sono numerosissime ed in continua evoluzione, ma non è possibile ritenere di poter fare bene la propria professione solo essendosi laureati, e poi affidando i propri aggiornamenti agli informatori farmaceutici e ai corsi ECM che spesso sono ottenuti via e-mail, senza neanche partecipare direttamente. Io ogni anno, e spesso più volte all’anno, affronto un viaggio negli Stati Uniti, o in altri paesi all’estero, dove seguo Workshop specifici o dei congressi. Anche in Italia, dove forse sono considerato uno dei docenti più rappresentativi, spesso seguo dei corsi come discente, suscitando stupore e a volte imbarazzo. Ma questo non è un problema per me, io sono consapevole che c’è sempre da imparare e che l’unica cosa certa è il sapere Socratico “so di non sapere!”. Purtroppo quando frequento questi corsi all’estero è triste constatare che spesso sono l’unico italiano; in parte può essere il problema della lingua, purtroppo in Italia non tutti i medici sanno l’inglese, e questo è un altro limite in quanto il 90% della letteratura scientifica è in lingua inglese; ma in buona parte è anche per pigrizia e per il fatto che in Italia essendo molto sviluppata la Sanità Pubblica (e questa senz’altro è una cosa positiva), il medico italiano non è incentivato ad investire nella propria formazione ma si accontenta di seguire le linee guida predeterminate. Io invece ritengo che il compito del medico non sia quella di un burocrate, altrimenti potrebbe essere sostituito da un computer, ma sia quello di trovare e prescrivere le migliori terapie possibili per curare il proprio paziente.

  1. Ci ha detto di conoscere la persona e le gesta dei Santi Medici, cosa pensa del loro operato volto indipendentemente dall’attuale Giuramento che, a quei tempi non era molto conosciuto?

Se il Giuramento non era allora conosciuto, di sicuro i Santi Medici lo rispettavano e addirittura lo amplificavano nella maniera migliore. Erano persone totalmente dedicate alla loro missione, cioè quella di curare il prossimo e già solo per questo si meritano la definizione di Santi.

  1. In cosa si può accumunare il suo operato con quello dei Santi?

Credo che a parte la passione, l’amore e la dedizione per il mio operato come medico e studioso, credo che l’elemento che più mi possa accumunare ai Santi Medici, è il rispetto del motto dell’Associazione di cui sono presidente: l’AFFWA (Accademia Funzionale del Fitness-Wellness Antiaging). Il motto è “noi pratichiamo quello che predichiamo”. Purtroppo oggi ad ogni livello, politico, istituzionale, professionale e purtroppo a volte anche religioso, questa norma di comportamento che dovrebbe essere scontata, è spesso disattesa.

Come può un medico fumare, bere alcolici, mangiare in eccesso ed essere in forte sovrappeso? La cosa più importante è la congruenza, bisogna dare il buon esempio, bisogna praticare quello che si predica anche se può essere difficile, ma in realtà, se ci si crede veramente nelle cose che si dicono, non può essere così difficile metterle in atto personalmente perché dalla vera consapevolezza nasce l’azione determinata ed efficace. Sono un grande ammiratore di Papa Francesco; ho letto dei libri su di lui e ritengo che stia facendo un grande lavoro, soprattutto con il suo esempio ed il suoi insegnamenti.

  1. Quale può essere la linea di demarcazione fra deontologia e business ?

Oggi credo che una figura come quella dei Santi Medici sia difficilmente realizzabile, anche se in realtà non impossibile. Oggi per poter esercitare al meglio la propria professione come libero professionista, come dicevo prima, è importante una buona formazione, e questa può avere dei costi elevati, soprattutto se si deve andare all’estero; a volte sono necessari strumentazioni diagnostiche e terapeutiche che hanno costi importanti. Le pratiche burocratiche alle quali ottemperare sono tante e tali che c’è bisogno di una segreteria e potrei continuare ancora per molto. Penso che legittimamente un libero professionista possa collocarsi in una fascia di mercato proporzionale al suo livello di competenza e di costi gestionali, ma penso che dal punto di vista deontologico tutti i medici dovrebbero impegnarsi nella divulgazione degli stili di vita, della prevenzione primaria e di quella secondaria tramite la diagnosi precoce. La missione è divulgare la conoscenza degli effetti benefici sulla salute con i corretti stili di vita e questo non è possibile farlo in maniera efficace rimanendo chiusi all’interno del proprio lavoro professionale ma si devono organizzare eventi, convegni, corsi di formazione, scrivere libri, articoli, creare blog, portali, collaborando con aziende e strutture che possono contattare grandi numeri di persone. Queste sono tutte attività molto impegnative e molto meno remunerative che dedicarsi esclusivamente alla libera professione, ma se non siamo operatori DI EMERGENCY o di MEDICI SENZA FRONTIERE, almeno questo lo dobbiamo fare per attuare ed ampliare il giuramento di Ippocrate.