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Il diabete si tiene a bada anche con i pistacchi

Il diabete si tiene a bada anche con i pistacchi
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Sempre più ricerche evidenziano l’importanza di una corretta alimentazione nella prevenzione della stragrande maggioranza delle malattie.
Oggi, alcuni scienziati spagnoli pongono nuovamente l’accento sul consumo di pistacchi che, se consumati regolarmente, potrebbero aiutare a ridurre vistosamente il rischio di diabete di tipo 2 nei soggetti pre-diabetici. Lo studio ha mostrato come le persone in stato di pre-diabete evidenziassero bassi livelli di zucchero nel sangue e insulina, accompagnata da una migliore trasformazione del glucosio dopo aver mangiato 2 grammi di pistacchi al giorno.

Secondo il dottor Emilio Ros, esterno allo studio, gli effetti sul metabolismo del glucosio sono condivisi da tutti i tipi di pistacchi. Questo particolare frutto, originario del Medio Oriente, sembra infatti possedere una gran moltitudine di composti bioattivi particolarmente benefici per le persone con insulino-resistenza e diabete.
Joan Sabate che ha studiato approfonditamente vari tipi di frutta secca, ma non è stato coinvolto direttamente nello studio, spiega che mangiare pistacchi su base regolare abbassa i livelli di glucosio a digiuno e l’insulina. Tutto ciò è molto importante per i soggetti pre-diabetici che, a meno che non cambino lo stile di vita, sono di certo candidati a diventare diabetici entro pochi anni.

Per arrivare a tali conclusioni il team di ricerca ha reclutato 54 adulti pre-diabetici e li ha suddivisi in due gruppi. A entrambi è stato detto di mantenere una dieta a base di carboidrati (50%), grassi (35%) e proteine (15%).
A uno dei due gruppi, però, sono stati aggiunti 57 grammi giornalieri di pistacchi, da consumare in qualsiasi momento della giornata. Per riuscire a ottenere le stesse calorie e grassi, il gruppo di controllo ha aggiunto anche dell’olio di oliva.
Al termine dello studio, durato quattro mesi, i livelli di zucchero nel sangue a digiuno e i marcatori relativi all’insulino-resistenza erano notevolmente diminuiti nel gruppo “pistacchi”. Il gruppo di controllo, invece, aveva gli stessi valori ma al di sopra della norma.
Ciò che non era cambiato era il peso dei partecipanti che, dopo quattro mesi, era rimasto pressoché invariato. Di rilievo, la diminuzione dell’utilizzo del glucosio da parte delle cellule immunitarie coinvolte nell’infiammazione e le molecole circolanti di segnalazione infiammatoria.

«Anche se in questo lavoro sono stati esaminati i pistacchi, credo che gli effetti benefici sul metabolismo del glucosio siano condivisi da tutta la frutta secca, in quanto possiede una composizione generale contenente molti composti bioattivi, che possono apportare un benefico effetto nei percorsi biologici che portano alla resistenza all’insulina e al diabete», spiega il dottor Emilio Ros, direttore della Lipid Clinic – Servizio Endocrinologia e Nutrizione dell’Ospedale di Barcellona.
«Mangiare noci su una base regolare sembra migliorare alcuni parametri critici», continua Ros specificando che i risultati relativi agli studi sul consumo di mandorle e noci sono molto simili. L’unico deterrente, ovviamente, sarebbe un’eventuale allergia alla frutta secca. Patologia per altro molto rara.
Infine, un ultima raccomandazione: i pistacchi e altri tipi di frutta secca hanno un apporto calorico molto elevato, pertanto è consigliabile ridurre le calorie assunte con altri cibi quando si consumino quotidianamente.

Allo studio hanno collaborato anche i ricercatori dell’Ospedale Universitario di Sant Joan de Reus, e dell’Instituto de Salud Carlos III di Madrid. Si precisa che lo studio è stato finanziato dalla Paramount Farms e da alcuni coltivatori americani di pistacchi.

La Stampa 04-09-2014