Home ABSTRACT La somministrazione orale di una soluzione acquosa di Coenzima Q10 interrompe il processo neurodegenerativo indotto nei topi esposti al paraquat: una potenziale terapia contro la Malattia di Parkinson?
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La somministrazione orale di una soluzione acquosa di Coenzima Q10 interrompe il processo neurodegenerativo indotto nei topi esposti al paraquat: una potenziale terapia contro la Malattia di Parkinson?

La somministrazione orale di una soluzione acquosa di Coenzima Q10 interrompe il processo neurodegenerativo indotto nei topi esposti al paraquat: una potenziale terapia contro la Malattia di Parkinson?
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Il paraquat è un potente erbicida utilizzato su scala mondiale ed è oggi risaputo che è una potente neurotossina implicata nella patogenesi della Malattia di Parkinson. Tale sostanza interagisce con i sistemi redox cellulari andando a creare disfunzione e disregolazione al livello mitocondriale promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno, le quali sono implicate nella fisiopatogenesi della Malattia di Parkinson.

Uno studio del Gennaio 2014 a cura di Muthukumaran K. e Leahy S. ha investigato l’effetto del Coenzima Q10 in soluzione acquosa (Ubisol-Q10) in topi aventi problemi neurodegenerativi causati dal paraquat.

Ai topi è stata somministrata una iniezione di paraquat(10mg/kg) ogni 5 giorni per un periodo di otto settimane(periodo lungo il quale sono stati distrutti il 50% dei neuroni Tirosin-idrossilasi positivi) in modo da indurre la morte neuronale. La somministrazione in acqua del Coenzima Q10(6mg/kg/die) è iniziata quando il processo neurodegenerativo aveva distrutto il 20% dei neuroni Tirosin-idrossilasi positivi.

Il Coenzima Q10 in soluzione acquosa, somministrato dopo l’iniezione di paraquat, si è visto essere in grado di bloccare il processo degenerativo nella dose ottimale di 12mg/kg/die. I ricercatori convengono che un risultato così eclatante non ha precedenti e confidano che tale protocollo possa essere attuato nella cura della progressione della Malattia di Parkinson.

BMC Neuroscience 31/01/2014

Articolo originale: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3917573/pdf/1471-2202-15-21.pdf