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UN ITALIANO IN AMERICA

UN ITALIANO IN AMERICA
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CARTA D’IDENTITA’

Nome: Massimo Spattini

Bio: campione di body building, medico chirurgo, specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell’Alimentazione, certificato in America in Antiaging e Medicina Funzionale. Affermato autore di testi all’avanguardia, da trent’anni  fra l’Italia e gli States, sempre alla ricerca delle ultime novità. Già docente ai Corsi di Formazione all’Università La Sapienza di Roma. Troppi i riconoscimenti per essere elencati. Il suo motto è “I practice what I preach”…e si vede.

  • Il suo passato: ci racconta brevemente l’inizio e l’evoluzione della sua bella carriera? Come si è avvicinato al fitness?

Il mio passato, il mio presente e il mio futuro sono uniti da un denominatore comune: la passione per lo sport (la cultura fisica in particolare) e per la medicina. L’uno al servizio dell’altra e viceversa. L’obiettivo è sempre stato la cura del corpo, della salute e della mente perciò, mentre mi allenavo e mi affermavo come atleta, mi sono specializzato in Medicina dello Sport e in Scienza dell’Alimentazione.

L’approccio all’allenamento con i pesi è stato casuale ed è avvenuto quando avevo 17 anni, perché, in seguito ad un infortunio, ho dovuto sospendere tutti gli sport dinamici che praticavo a livello agonistico (tennis-sci-motocross) e mi sono dedicato solo ai pesi. I miglioramenti ottenuti in quel periodo mi hanno fatto capire che quella era la mia strada. Infine l’uscita del film ROCKY ha fatto il resto.

  • Il suo expertise: come lo descriverebbe?

Direi che i miei studi e le mie esperienze sul campo della nutrizione e dell’allenamento, sulle influenze ormonali e le spinte motivazionali, mi hanno portato ad avere un grado di conoscenza che, unito ad un intuito naturale, mi permettono quasi sempre di cogliere immediatamente il problema e di trovare la soluzione più idonea, soprattutto quando la difficoltà consiste nel raggiungere la forma fisica migliore e la peak performance.

  • Un Italiano in America “The COM diet & spot reduction” : che sensazioni regala questa bella opportunità? E che prospettive?

Sono sempre stato affascinato dagli USA infatti, dal 1984, mi ci reco tutti gli anni, sia per vacanza che per tenermi continuamente aggiornato su tutte le novità che vengono proposte nell’ambito del fitness, dell’alimentazione e dell’integrazione. E’ proprio lì che ho stabilito rapporti di amicizia, di stima e di collaborazione con vari professionisti nell’ambito medico e del fitness che mi hanno indotto a proporre al mercato statunitense un mio libro che ha avuto già un grande successo in Italia: “La dieta COM e il dimagrimento localizzato”. In questo testo affronto un argomento che anche in America è abbastanza misconosciuto ovvero quello del dimagrimento localizzato ottenuto tramite l’attività fisica abbinata ad un concetto a me caro che è quello dell’alimentazione personalizzata che tiene conto delle prevalenze ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere, in parte, modificata dalla scelta quantitativa e qualitativa degli alimenti favorendo, di conseguenza, un dimagrimento localizzato. Ovviamente, riuscire ad imporre un libro che tratta argomenti legati al fitness in America è un po’ come“andare a vender il ghiaccio agli eschimesi” ma questa è una sfida che mi stimola perché ritengo che il pubblico americano sia particolarmente sensibile a tutto ciò che è innovativo, soprattutto se accreditato da basi scientifiche e, a maggior ragione, se viene proposto da una persona che ha una credibilità in merito e ritengo che la mia figura, prima di atleta di livello e poi di medico e studioso, mi dia questo credito nella misura in cui “I practice what I preach”. Da queste considerazioni è nata la scelta di una copertina che in Italia sarebbe stata ritenuta forse troppo d’impatto perché abbina la mia immagine di medico a quella di atleta, cosa che invece in America può addirittura rappresentare un valore aggiunto. Una sfida che mi emoziona e mi stimola e naturalmente la prospettiva è un’apertura sia al mercato americano che a quello internazionale perché è ovvio che produrre cultura in lingua inglese significa creare un’informazione che si può facilmente distribuire a livello mondiale. Questo mi dà la possibilità di far conoscere le mie teorie e le mie conoscenze, nella speranza di ottenere le stesse condivisioni e feed back positivi che ho già avuto in Italia. Non mi dispiacerebbe, fra l’altro, l’idea di creare un mio punto d’appoggio anche negli States per poter essere continuamente a contatto con le novità sul fitness, sull’alimentazione e l’antiaging anche perché, personalmente, apprezzo molto la cultura americana che privilegia la meritocrazia, mentre in Italia l’attaccamento alle tradizioni, a volte, diventa un limite perché impedisce l’apertura mentale nei confronti delle innovazioni.

  • I progetti futuri

I progetti futuri sono tanti e sono soprattutto rivolti a sviluppare la parte del mio lavoro legata alla divulgazione, infatti per il 2015 è in programma la pubblicazione di un libro sugli integratori alimentari per lo sport con la casa editrice Edra, oltre all’impegno, sempre maggiore, di promuovere la medicina funzionale in Italia tramite l’AFFWA (Accademia Funzionale del Fitness-Wellness-Antiaging) di cui sono Presidente e con la quale già organizzo corsi per Personal Trainer, Educatore Alimentare e Antiaging Advisor. Il mio progetto consiste nel creare un network dove le varie figure professionali (quindi medici, biologi, dietisti, psicologi, Personal Trainers e coaches) che sono coinvolte nella tutela e nella cura del corpo e della salute, possano collaborare ed avere un linguaggio comune frutto di medesimi percorsi e conoscenze. È logico che poi ognuno lavorerà con le proprie specifiche competenze e qualifiche ma, avendo una conoscenza comune a 360 gradi si riesce ad interagire in maniera reciproca e ad approcciarsi alle problematiche del paziente con una visione globale e completa.

  • Il suo rapporto con lo star system: qualche aneddoto o curiosità…

Date le mie specifiche competenze, che consistono proprio nel riuscire a far raggiungere ai miei pazienti una condizione di forma fisica ottimale, vengo continuamente contattato da molti personaggi del mondo dello spettacolo per i quali queste prerogative sono essenziali. La mia posizione di medico tuttavia mi impedisce di citarli in modo esplicito e preferisco limitarmi a raccontare un piccolo aneddoto che risale agli anni 80 quando organizzavo, con i soci della mia palestra, il “California Tour” che consisteva nell’accompagnare dall’Italia agli States, nella mecca del body building, gruppi di persone appassionate di cultura fisica e che, una volta giunte a Los Angeles, avevano come scopo primario quello di essere immortalati in foto con Arnold Schwarzenegger. Conoscevo Arnold perciò lui si era gentilmente e pazientemente prestato ad allestire una sorta di seduta fotografica presso il World Gym a Venice, durante la quale tutti i partecipanti potevano farsi fotografare con lui. Il giorno seguente tuttavia, uno dei partecipanti si accorse di non aver inserito il rullino nella macchina fotografica cadendo perciò nella più totale disperazione. Siccome non ritenevo opportuno chiedere nuovamente ad Arnold il favore e siccome il partecipante non riusciva a darsi pace, non rimase che organizzare la “caccia a Schwarzenegger” appostandoci al mattino presto nei luoghi che sapevo da lui frequentati per simulare un incontro casuale ed ottenere finalmente l’agognata foto.

  • Ci racconta una sua giornata tipo dalla colazione al training alla “buonanotte”? Che sia d’esempio (e di spunto) per i Trainer che ci leggono…

La mia giornata inizia alle 6,30 di mattina: mi alzo e prendo un the caldo con un termo genico, 5 gr di BCAA , 5 gr di glutammina e 400 mg di fosfatidilserina. Salgo in mansarda nella quale ho allestito una palestra e pedalo per 30 minuti sulla cyclette orizzontale approfittando di questo tempo per aggiornarmi leggendo e studiando libri e riviste del mio settore. Subito dopo alleno “il core” per circa 20 minuti eseguendo esercizi per il retto addominale, il traverso, gli obliqui e i lombari. Alla fine faccio stretching ed esercizi di yoga o Qi Gong per 20 minuti. Intanto sono sopraggiunte le 8 perciò scendo a fare colazione che, di solito, consiste in 2 uova intere più 4 albumi, 60 grammi di fiocchi d’avena, 30 grammi di pane di segale, 10 grammi di burro di cocco o crema di mandorle, 1 kiwi e 10 grammi di proteine del siero. Alle 9 sono in ufficio e verso le 11 mi concedo uno snack con un frutto più 15 mandorle oppure una barretta proteica. Alle 13 torno a casa per il pranzo che spesso consiste in un’insalatona con tonno o pollo oppure sgombro o tacchino più semi di zucca e 2 o 3 noci e 10 grammi di olio di oliva extravergine e 3-5 gallette di riso o mais integrale più 1 mela. Dopo pranzo sono solito coricarmi per circa 40 minuti, poi mi alzo e prendo un caffè per tornare in ufficio verso le 15. Alle 17 un altro snack come quello di metà mattino ma, se vado in palestra, raddoppio la dose. Ogni lunedì, martedì, giovedì e venerdì vado in palestra, alle 18, 30, ad allenarmi con i pesi e, dopo l’allenamento, prendo 30 grammi di proteine del siero, 5 grammi di glutammina e 5 di creatina più una bustina di potassio e magnesio. Ogni mercoledì faccio un massaggio rilassante e, più o meno una volta alla settimana, faccio un seduta di shiatsu e un trattamento dal chiropratico in differenti orari. Alle 20 sono a casa per cena che può essere costituita da 60 grammi di riso nero più 150 grammi di salmone, broccoli e cavoli in quantità più un frutto. Dopo cena mi rilasso davanti alla televisione cercando di evitare i notiziari e le trasmissioni politiche. Spesso guardo il dottor Oz oppure dei film in lingua inglese per mantenere il mio orecchio sulla lingua. Alle 22 faccio uno spuntino che può essere composta da uno yogurt greco più qualche pistacchio e una mela. Alle 10,30, dopo aver preso 1 mg di melatonina e 100 mg di 5HTP sono finalmente a letto.

  • Che consigli si sente di dare, dall’alto della sua esperienza, a chi decide di iniziare la professione di Trainer?

Il consiglio che mi sento di dare a chi decide di approcciarsi alla professione di Trainer è che alla base ci deve essere un percorso formativo perché non si può prescindere né dall’esperienza né dalla conoscenza perciò occorre trovare un giusto bilanciamento tra pratica e teoria. Un Trainer non può essere semplicemente un “praticante” che ha fatto esperienza su se stesso ma neanche semplicemente uno che esce da una scuola di formazione, come ad esempio scienze motorie. La pratica sul campo è necessaria così come la conoscenza teorica, quest’ultima però non ha mai fine ed è quella che richiede un continuo aggiornamento e una continua ricerca perché la conoscenza è potere ed è questa consapevolezza che mi ha spinto, nel 1997, a fondare l’AFFWA e, più recentemente, ad acquisire le certificazioni in Medicina Antiaging e Medicina Funzionale.

Rivista FITNESS MAGAZINE – gennaio 2015